"Io
non vi do ordini, come Pietro e Paolo. Essi erano apostoli, io sono
un condannato; essi erano liberi, io finora non sono che uno schiavo.
Ma se soffrirò il martirio, diventerò un liberto di Gesù Cristo e
in lui risorgerò libero. Ora, in catene, imparo a rinunziare ad ogni
desiderio.
Dalla
Siria fino a Roma, per terra e per mare, giorno e notte, lotto con le
belve, legato a dieci leopardi, cioè al manipolo dei soldati di
scorta. Più faccio loro del bene, e più mi maltrattano. Però con i
loro oltraggi faccio profitto sempre più nella scuola di Cristo, ma
non per questo sono giustificato. Oh, quando avrò la gioia di
trovarmi di fronte alle belve preparate per me! Mi auguro che siano
pronte a gettarsi sul mio corpo. Io le solleciterò perché mi
divorino in un momento e non facciano come fecero con alcuni, che
ebbero paura di toccare. Se poi si ostinassero nel loro rifiuto, le
costringerò con la forza".
Dalla
«Lettera ai Romani» di sant'Ignazio di Antiochia, vescovo e martire