"Davide
ha confessato: «Riconosco la mia colpa» (Sal 50, 5). Se io
riconosco, tu dunque perdona. Non presumiamo affatto di essere
perfetti e che la nostra vita sia senza peccato. Sia data alla
condotta quella lode che non dimentichi la necessità del perdono.
Gli uomini privi di speranza, quanto meno badano ai propri peccati,
tanto più si occupano di quelli altrui. Infatti cercano non che cosa
correggere, ma che cosa biasimare. E siccome non possono scusare se
stessi, sono pronti ad accusare gli altri. Non è questa la maniera
di pregare e di implorare perdono da Dio, insegnataci dal salmista,
quando ha esclamato: «Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta
sempre dinanzi» (Sal 50, 5). Egli non stava a badare ai peccati
altrui. Citava se stesso, non dimostrava tenerezza con se stesso, ma
scavava e penetrava sempre più profondamente in se stesso. Non
indulgeva verso se stesso, e quindi pregava sì che gli si
perdonasse, ma senza presunzione".
Dai
«Discorsi» di sant'Agostino, vescovo